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Chiamiamo "realtà" ciò che percepiamo

Aggiornamento: 25 nov 2021

Chiamiamo realtà ciò che percepiamo. Ma ciò che percepiamo è solo ciò che accade come percezione


Sulla base dell'esperienza della percezione, emergono queste riflessioni.

Di nuovo, torniamo all’illusione del significato: questa è tale non solo riguardo le situazioni, che interpretiamo di continuo, ma per tutto. Sia per quanto riguarda l’ego e l’identità, sia i pensieri, sia le emozioni, sia la materia, sia la separazione: sono tutte convinzioni.

Abbiamo deciso che la materia sia solida, che i cinque sensi dimostrino la realtà. Abbiamo deciso che percezione=realtà.

Nel momento in cui realizziamo che la percezione è soltanto una percezione che accade e smettiamo l’identificazione nei cinque sensi, la materia (e anche il corpo) smette di essere differenziata da ciò che non è materico, il pensiero risulta puro accadimento che viene percepito, un rumore, un oggetto, il tatto del cuscino, sono percezioni; l’io è puro pensiero che accade a sua volta nello spazio ricettore, che percepisce. Tutto è solo percezioni.

E cos’è questo tutto che percepisce? Qualcuno lo chiama vuoto, qualcuno mistero, qualcuno coscienza, qualcuno dio.

Ti avvedi allora che l’io è puro pensiero, idea, cosa che avevi già sperimentato e che puoi comprendere anche con il buonsenso ma che l’identificazione permane perché sei ancora convinto che l’accadimento dimostri la realtà.

Una volta visto che l’io è un pensiero, non puoi forzarti fuori dall’identificazione finché non sciogli l’equazione: “percezione=realtà”. Una percezione è solo percezione che accade.

Percepisci un asciugamano quando ti asciughi le mani, percepisci le mani, percepisci un pensiero, percepisci il pensiero “io”, percepisci il corpo, l’accadimento del corpo. Se riesci a considerare ogni percezione come puro accadimento, senza significato né possesso, nemmeno il significato “questo è il mio corpo”, senza quasi soggetto, ossia se riesci a non attribuire significato non solo all’evento, alla situazione, ma anche alla soggettività della percezione dell’evento stesso, non esisti più come “io” ma come spazio in cui ogni cosa è percepita. Ti accorgi anche che la realtà è legata solo alla percezione, senza quella percezione quell’oggetto non esiste più.

La realtà è solo percezione, quindi relativa. Non c’è più niente di dimostrabile. Nulla. Di reale resta solo questo spazio infinito in cui vanno e vengono percezioni che chiamiamo realtà ma che non dimostrano nulla.

Allo stesso modo il pensiero “io” non dimostra nulla: accade. L’io ha tanta paura di non esistere, di cadere nel vuoto, ma singolarmente accade già nel vuoto, è già sospeso,