“As soon as there is identification as a body in the world you're in an imaginary fantasy production”. Per Shunyamurti - come già osservavo io stessa in La nudità del vivere - si tratta di smettere ciò che ci allontana da ciò che siamo già, in quella che Ramana chiama "immediacy".
Shunyamurti afferma che i cinque sensi creano sempre immagini e queste velano la realtà: queste sono evidenze di cui ho scritto molto qui sul sito. Continua: la mente è sempre impegnata a migliorare, ridurre il dolore e aumentare il piacere, nella sua scacchiera, e trovare modi, ma tutto questo ti porta altrove dalla Self Realization.
Ecco perché integrare è alimentare il gioco dell'illusione oltre che usare piccole forze quando il Sé ne ha infinite. Dall’illusione puoi spostarti al simbolico, ossia comprendere intimamente come ogni cosa e soggetto sia pregno di messaggi per la tua crescita. Tuttavia questo piano simbolico andrà a sua volta trasceso, perché il Reale è al di là di esso. E con questo riconfermo l’ossessività del lavoro interiore che molti non riconoscono come spia di un blocco, di paura di saltare oltre: finché hai una persona o un livello di coscienza di cui occuparti, sei occupato e puoi rimandare di andare oltre. E siccome le narrazioni dell’ego, i trauma, le ferite e le relazioni animiche sono un terreno perpetuo a questo livello di campo di coscienza, sei al sicuro. In braccio al purgatorio perenne.
"If you are in the imaginary you are not going to make it."
La realtà materica è l'immaginario, mentre il miracolo eterno è il Reale.
Cosa è reale? Vedere un prato pieno di migliaia di piume dopo che mi è stato detto "vedrai spesso piume" e che ho in me l'essenza animica di Earth Angel o altre sincronicità e segnali mostrano come la realtà apparente sia in dialogo col non apparente. Non era forse fiaba quel prato di piume? Eppure c'era più realtà in quella dimensione che ovunque nei concetti.
C'è una dimensione sotto la materia che è la Realtà. Il fatto che la materia sembri più reale non è perché "solida", infatti crediamo anche all'ossigeno, e alle idee che abbiamo di noi. Dunque cosa rende così credibile la materia? Solo la familiarità coi 5 sensi e la convenzione sull’interpretazione.
In fondo, quando tocchi un mobile, “solido”, non è solido l’oggetto: la sensazione è nelle tue dita, nella mani. È la percezione all’oggetto. Questa percezione tattile la chiamiamo solidità quando la materia ha un certo tipo di densità energetica, e “liquido” quando ne ha un’altra e “gassoso” quando ne ha ancora un’altra, ma sono convenzioni. Tutte le percezioni sono nella tua mano, nel corpo, non proprie dell’oggetto. Sono pure risposte corporee. Non dimostrano nulla, se non un codice socialmente convenuto.
Siamo familiari coi sensi fisici e la ragione e non lo siamo con il linguaggio del cuore, con il Vero. Usiamo solo sensi fisici e mente pensante e assumiamo che ciò che essi registrano o dimostrano è reale e ciò che non registrano o dimostrano è irreale. Dunque quando per esempio dormi, dove vai? Fuori dal reale, o forse il reale sussiste anche se non lo registri?
L'inganno si supera solo cominciando a questionare non tanto cosa registriamo e cosa no, ma l'assunto che siano corretti gli strumenti, ossia sensi fisici, pensieri e concetti.
Non a caso quando mediti sospendi sia gli uni sia gli altri. Eppure non solo "esisti" ma scopri qualcosa di intuitivamente e assolutamente "reale". La sfida dunque è sospettare, scoprire, sperimentare la Realtà sotto l'apparenza della materia. E permettere che il nostro senso di identità trasli dall'apparente all'essenziale ossia a ciò che muove tutto e che è non solo illimitato ma eterno. Questa si chiama realizzazione, liberazione.
Non è un sollievo, è svegliarsi dall'inganno dell'apparenza come identità ma anche scoprire che, dunque, la realtà esteriore non è che manifestazione apparente, illusoria perché è, fuori, proiezione della coscienza e dipendente dallo stato di coscienza. È illusione perché non è una e rigida, è solo manifestazione cangiante e multidimensionale del nostro essere multidimensionale: la cosiddetta “realtà” è solo proiezione nella materia apparente (sempre energia) delle nostre energie,
non è solida a priori, si forma man mano, man mano "collassa" in materia. E non può esistere, dunque, se non come sincronica, come dialogo incessante con sé stessa.
Questo spostamento interessa perciò parallelamente chi credevi di essere (corpo, mente, idee su di te e quello che "ti" è successo, con le emozioni e valutazioni conseguenti) e il mondo circostante (gli altri e la materia). Cominci a vedere tra le maglie, dove le idee di te sono pura narrazione, e la materia (cose, eventi, luoghi, mondo...) lo spettacolo che commenti, che la mente commenta. Ma
lo spettacolo è il gioco di chi sei, di ciò che tutto è: l'Essere, l'Uno.
In altre parole: la mente commenta lo spettacolo, lo spettacolo è forme dell'essenza, l'essenza è il Reale ultimo, originario: chi sei. Ecco perché senza commenti la materia continua, e senza materia (per es. nelle esperienze fuori dal corpo o nelle trance, o senza interazione con essa come nel sonno) "tu" - coscienza - continui.
Se vuoi sapere chi sei sottrai i pensieri, sospendi i cinque sensi, dimentica la materia per qualche minuto e scopri cosa "rimane". Quello che rimane è la sola costante. Questa costante è chi sei. La "costante" sotto ogni apparenza è il Reale, la trama infinita, miracolosa ed eterna di Tutto.
Non avere paura di perderti: chi credi di essere non è mai esistito.
Video ispiratore: Why stay in the ego?
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