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Immagine del redattoreBhakti Maddalena

L’io esclude l’innocuità e l’innocuità esclude l’io

Aggiornamento: 22 mag 2022

Non ci posso fare niente: sono felice. E questa felicità è senza un padrone. È.


Mi sono fratturata un piede. In un periodo di grande gioia e amore. Dopo le prime resistenze, colpe, giudizio e senso di ingiustizia, mi permetto l’innocuità.

Allora sale gioia ed è evidente come questa sia reale, vera, e il dolore o le colpe per il piede (mi saboto, etc) siano ancora resistenze del giudice interno.

Cerchiamo spiegazioni e di cogliere il messaggio perché non sappiamo affrancarci dalla colpa e quindi dalla paura.

Finalmente il piede può essere esattamente com’è e se il suo messaggio era la colpa, ebbene è invito in più a permettermi di lasciare la colpa.

La colpa della colpa è ciò che tiene legati. Non sappiamo accettare che siamo immersi nell’innocuità e più accade qualcosa più torniamo nella stessa ruota di causa e conseguenza, colpa e vittima (anche di noi stessi) che in verità l’ha prodotta.

Dunque qual è il vero messaggio? Sappiate essere amati dall’amore della Vita che è ciò che siete.


Allora il piede non è più il nemico che mi fa male e io la vittima. Non è più la vittima e io che l’ho prodotto. Cessa la narrazione di colpevoli e vittime. Il piede è ciò che è, avviene una totale accettazione non perché accetto che il mio piede sia rotto e ogni significato che la narrazione vi applica pur di restare nella narrazione stessa, ma perché la Vita ha un’intelligenza di fronte alla quale smetto l’arroganza mentale e il solo insegnamento è che tutto è perfetto e innocente. Questo piede, semmai portatore di colpa, è un invito alla pace.


Per accedere a questa attitudine è necessario sperimentare l’innocuità del Silenzio. Il Silenzio è l’innocuità di tutto quando smettiamo i commenti, il pensiero, la mente. L’innocuità che cerchiamo fuori è quella che cerchiamo, e abbiamo, dentro: ma non è “fare la pace con sé stessi”:

non esiste pace con sé stessi, se esistesse non avremmo bisogno dell’io, dell’ego, di difenderci.

Il senso di ritrovamento antico, di ritorno alla pace che sperimentiamo nel Silenzio è il ritorno a una dimensione dove l’ego stringente non è necessario. La pace non è con me stessa ma oltre me stessa.

Quando trovi la pace, smette l’io. L’io esclude l’innocuità, e l’innocuità esclude l’io.

Questa innocuità è il Silenzio. In essa non abbiamo nulla da difendere né da capire. Siamo liberi.


Appare allora sempre più evidente che l’identità si sta spostando dalla logica narrativa al Silenzio e alla gioia. E che le rappresaglie sono pura resistenza. Si tratta di una gioia senza motivo alcuno. Non solo non condizionata dalle circostanze, ma non motivata. Sottile, pervasiva. Non interrogabile né intellegibile.

Nel momento in cui la questioni sei già nella mente, sei già di nuovo nella logica di causa effetto. Sei dove nessun evento può insegnarti nulla. Ciò che va imparato è il permesso a questa gioia.

Finché poniamo condizioni a una gioia che è incondizionata, finché vogliamo prima guarire, capire, sanare, stiamo nutrendo l’illusione.


Be naked, allow the Joy you are,

Maddalena


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