Voi continuate a "decidere", ma le decisioni in realtà non esistono come scelte reali.
Quando decidete convinti di una cosa, quella convinzione è mentale: significa che avete un forte superego che stabilisce cosa è meglio per voi o per gli altri.
Quando decidete con una certa dose di dubbi, invece, significa che il superego non è così dominante e che avete ego conflittuali.
Non so quale delle due circostanze sia migliore. In entrambi i casi siete vittime delle decisioni. Ma chi decide è la mente, non è chi siete.
La mente decide in base alla narrazione inconscia che ha fatto di voi. All'immagine "io sono questa", "io voglio questo", "mi serve questo". E in base ai condizionamenti che avete ricevuto dalla società e dall'ambiente.
La decisione è il frutto della narrazione. Soggiace alla logica della previsione, della protezione, di causa e conseguenza, del ragionamento.
Le cose giuste, grandi, determinanti, non sono mai quelle che decidete ma quelle che accadono in quel margine che sfugge alla pianificazione e alla previsione. Perché allora nasce finalmente qualcosa di nuovo.
Tale margine è l'intuizione, l'ispirazione, l'arte, l'innamoramento, la meraviglia, l'incidente, l'imprevisto, l'assenza di pensiero volitivo. L'istante.
In tutti questi casi - noterete - la mente non gioca.
Ogni volta che non sapete decidere, la scelta migliore è sfilarsi dal luogo della decisione e della paura che la rende necessaria.
Vuol dire che c'è ancora troppo rumore. C'è ancora troppo chi credete di essere, chi avete deciso di essere, chi pretendete di essere e chi si prende cura di questa pretesa.
Be naked, you are not a decision to make,
Maddalena
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