Ogni coordinata è perduta

La dolcezza sublime, soave, cui apparteniamo, è anteriore a ogni responsabilità. La responsabilità è del personaggio, della mente, del film della coscienza. Del rumore. Allora, dacché non sentiamo quella squisitezza che è la vera natura di Tutto, dobbiamo calmare la mente, compiere azioni spirituali, curare questo e quello. Ma tutte queste cose le fa l'attore della commedia. Più fate, più vi sembra che non basti. Meno basta, più fate. Le mani salde sul nido dell'io. Ma non potete volare. Rimanete il nido, e il suo proprietario, il lavoro minuzioso, l'attesa. Le stagioni. Il tempo.
Fate piccole incursioni intorno, poi tornate. Tenete fermo il puntello di questo io mentale, di un soggetto che rimane con la scusa d'esser necessario al percorso, con la scusa dell'evoluzione.
"Ma è il gioco delle cose", dite: e con questo tranello sopravvivete alla caduta di tutto. All'enorme delusione che subodorate. Tenete sempre un lembo, lo tirate, lo ammaestrate, lo nutrite. Vi sedete in meditazione come se andaste in qualche luogo di voi o oltre voi. Ma la meditazione è ritrovare che non esistete. Non è sondare questo o quello. Non è un viaggio turistico. E' tornare a scoprire che, fino a quel momento, ogni cosa che avete fatto, anche con orgoglio, l'ha chiesta l'illusione dell'io.
Se solo aveste il coraggio, per un istante, di depositare ogni tentativo, spirituale specialmente, di comporre qualcosa, fosse anche solo un percorso, un