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Il permesso di piangere

Puoi permetterti la vulnerabilità: sei abbastanza in pace, non se ne va, non è mai minacciata davvero. Si copre per il tempo di un sussulto, di un brivido, un grido. Per il tempo di una grande rabbia, di una delusione o un torto presunto, un dolore che attende. Permettitelo.



Non perché chissà cosa reprimi, non perché se no fai escapism e pare immorale, non perché devi capire, non perché ti manca quel tuo provare drammi, non perché applichi tecniche di osservazione, e non perché hai capito che non sei tu, però le emozioni sono tue, anzi no, sono solo moti energetici, però cavoli mi danno fastidio, allora aspetta le integro per farle passare. Per nessuno di questi motivi. Semplicemente vivile liberamente senza paura. Se non hai paura non devi cacciarle o evitarle o controllarle.

E se sei, come sei, la pace del Tutto, non rischi di tornare nel corpo di dolore, come lo chiama Tolle. Non serve più proteggerti: non ne hai più bisogno.

La compassione vera nasce quando non hai paura. Finché integri lo fai perché hai paura di venir divorata da quegli ego. Quando non hai più paura accogli senza condizioni.
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