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Oltre la persona

Aggiornamento: 25 nov 2021

C'è un livello, oltre la persona, da cui si può vivere: una cosa è lasciar andare o integrare parti di sé, altro è fare il salto di vivere in questo mondo senza l'intermediazione di un "io" che si crede soggetto.

Questo non afferisce affatto solo agli asceti, ma può essere sperimentato quotidianamente quando abbandonando la mente lasciamo che il Sé muova direttamente il corpo e i gesti, facendoci da parte e accorgendoci che quello che chiamiamo "io" è superfluo attaccamento con la pretesa di essere protagonista, per quanto devoto a dio e portatore della sua luce.

Non c'è intermediario, per me. La persona stessa che decide "adesso uso il cuore" è ancora l'illusione mentale di essere altro dal divino del Tutto.

Per arrivare a questo si attraversa inevitabilmente una destrutturazione in cui devi accettare la terribile paura di non esistere, ma è proprio questo il Risveglio: non sei una persona dotata di coscienza divina connessa a tutto. Sei la coscienza del Tutto che si manifesta in molteplici forme. È uno slittamento di identità, ma la mente fatica a rinunciare di essere "qualcuno". Il cuore-coscienza è capacissimo di vivere, la Vita sa benissimo vivere, senza bisogno che la mente inventi di essere un soggetto reale. Un albero non ha bisogno di sentirsi albero, come un gatto non deve definirsi gatto né paragonarsi a nessuno, né fare la conta delle proprie parti. Il fatto che dio nella forma umana sia dotato di mente ha per me una sola differenza: quella mente la Vita la usa per creare ed essere testimone del proprio stesso miracolo. Tutto qui.

Per me l'essere umano è dio dotato di intelligenza, non di persona.

E certo che ognuno è unico, ma dio lo sa, fa lui. Non c'è bisogno di appropriarci del definire noi stessi: questo è un bisogno solo mentale, e non è, per me, ciò per cui la mente è stata fatta. Quello che si vive in meditazione non dovrebbe essere separato dalla vita ordinaria, se no che senso ha?

La sparizione apparente del soggetto nel Tutto in meditazione altro non è che la verità, ma poi la mente appena apri gli occhi si contrae per paura e subito riprende l'identità perché teme, senza, di non poter fare le cose comuni.

È questa, la sfida enorme. Ma si può vivere come in meditazione, ogni gesto può essere quell'unione a-personale e vivissima della Vita diretta nella Vita. Allora è il Paradiso.

Ecco, quello che so. Ed ecco la lunga strada che mi manca per stabilizzare qualcosa che ho sperimentato più volte. Per me c'è ancora stacco tra meditazione e materia, ma il ponte non lo fa l'identità: lo fa la resa al non-io.

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