Talora fermarsi risulta una insistenza mentre sono già pervasa dalla consapevolezza e magari perfino una leggera inquietudine era in verità un sentire elettrico, acceso, del divino. Altre volte una generale insofferenza denota fuga e soprattutto separazione, vasana: in quel caso occorrerebbe invece davvero fermarsi ma fa parte dell’illusione non volersi fermare, ossia fa parte del non fermarsi il credere che se mi fermo non troverò quello che cerco. Questo è semplicemente impossibile perché in ogni istante la verità ci sostanzia e questo non fermarsi accade in un Reale inestinguibile. È come se la mano si agitasse per trovare il corpo: di fatto, essa esiste in quanto corpo.
Questi meccanismi si possono osservare, ma fintanto che la coscienza è in una disposizione di osservazione mentale, serviranno a pochissimo, e quasi a nulla dal punto di vista della maturazione. Quello che cambia è solo il Silenzio, inteso come uno shift in cui la Presenza si rivela: allora c’è un risveglio dal vasana. Più utile, in caso di semplice osservazione senza Silenzio, stare nel sentire in totale onestà, perché l’onestà è la lingua del cuore. Essa vi ricondurrà al Silenzio.
Be naked. Listen. Be quiet.
Maddalena
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