Anelito al divino: da soggettivo a non duale
In che modo la "tensione" verso Dio, così soggettiva e privata, può tenerci presenti nella materia e non aumentare la dualità? Innanzitutto bisogna che sia sempre più riconosciuta la chiamata interiore a rinunciare a essere qualcuno, in nome del dissolversi in dio . Tutto ciò che è materia e società, ambizioni, attese, sfuma in secondo piano e ci si arrende sempre più profondamente all'evidenza (così percepita) che il nostro solo desiderio è tornare a dio. Il materico e il divino si invertono di piano. L'anelito per dio porta devozione, la devozione porta servizio gratuito e permanenza nel sentire dio, il servizio gratuito e il sentimento di dio portano a vedere dio ovunque e onorarlo in ogni espressione anche interiore, vedere dio ovunque scioglie la separazione e portando resa elimina ogni condizione. Onorare ciò che è, nella sua assolutezza, in verità impedisce l'identificazione. Nulla appare minaccioso o da rifuggire o trattenere. Sappiamo che in ogni istante il divino appare in quella forma, fisso nella sua mutevole apparenza. Smettiamo di sentirci persi perché senza resistenza avviene un riconoscimento spontaneo e non mentale del nostro stesso assoluto. Se onoro come divina ogni cosa in me, onoro come divina ogni cosa “fuori”. Be naked, honour it, Maddalena

In che modo la "tensione" verso Dio, così soggettiva e privata, può tenerci presenti nella materia e non aumentare la dualità?...