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Consegnarsi all'Amore, non alla paura

Dovete consegnarvi all'amore, non alla paura. Ma l'amore non ha dualità, né concetti. Non ha fatica Si può annichilire l’ego, oppure rinunciarvi, non possedere nulla, essere subito nella gioia. E quella gioia vi farà attraversare tutto, perché la gioia è equanime, non duale. “Per conoscere la verità devi spalare merda”, oppure “per conoscere la verità devi sapere che tutto è amore, e rinunciare a te stesso”? Rinunci a te stesso nella merda, o nell’amore? Siamo qui per penitenza perché ci siamo comportati male, e l’amore sarà il premio? Oppure siamo qui come amore che sperimenta sé stesso, quale che ne sia la forma, gli opposti apparenti, e mai può accadere fuori dall’amore? Quale messaggio vogliamo dare? Vogliamo vivere nell’ansia di possibili reincarnazioni, di malattie, di imprevisti, chinando la testa in obbedienza, colpa, inginocchiati come indegni del dio che ci vive, restare invischiati nella logica di causa-conseguenza? È questa miseria che il dio in noi manifesta, che la luce manifesta? Oppure vogliamo essere così presenti alla verità scorta e sacra, nota anche se non ancora incarnata, e pregare in festa, superare la logica così misera di premio e castigo, una logica narrativa, un dio narrativo, una serie di concetti che dimenticano che tutto questo è l’amore che gioca a sé stesso? Perché, quando si accetta di non essere miserabili, quando si permette questa comprensione profonda, che è oltre l’io mentale, la mente non deve più difendersi, l’ego si inchina. Non siete più i miserabili: siete minuscoli ma amati e indifesi. L’io psicologico non è più il protagonista. L’io si fa da parte quando capiamo che non siamo questo corpo-mente. Vogliamo capirlo continuando a considerare la vita come un’eterna espiazione, o affidandoci completamente alla saggezza della vita, buttandoci oltre noi stessi? C’è in noi qualcosa che ricorda l’amore. Quello vero. Non umano. Quello senza identità. Bisogna consegnarci ad esso. Parlare di lavoro duro, non fa che tenervi identificati nell’io che vorreste trascendere. Per l’anima, non esiste lavoro duro. Esiste la gioia. L’innocenza. Come i bambini. Non sto invitando all’inerzia: ma se vogliamo superare questo piano esistenziale, occorre che si parli d’amore, più che di fatiche umane. Poiché identificarsi nell’umano, è il guaio numero uno. Non è che non voglio accettare che c’è tanto lavoro: lo vedo eccome. Semplicemente, non accetto questo invito a identificarsi con un assiduo lavoratore. Perché, se non sei identificato con esso, non parlerai mai di “merda da spalare” : la rinuncia non è una fatica, per l'anima. All’anima si arriva per resa, non per tecnica. La resa accade per amore, non per tecnica. L’amore e la fede sono la stessa cosa: significano non appartenerti, e poi naufragare oltre chi ha smesso di appartenersi. Be naked. Maddalena

Consegnarsi all'Amore, non alla paura

Rinunci a te stesso nella merda, o nell’amore?

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