L'elastico dell'io
Procura dolore, quando ti fermi e vedi quante cose ti eri chiesta, che l’anima non chiese mai. L’anima vorrebbe essere gioia pura, ma tu ti vuoi purificare e incarnare questo o quello. L’anima vuole la vita, ma tu devi trascendere la materia e poi però sforzarti di vedere il divino nelle cose. Fai sempre due mosse paradossali e sciocche: ti metti in mezzo, e poi cerchi di fare ciò che da solo si compirebbe senza di te. La bellezza, la meraviglia, la Vita, la gioia, l’Amore. Nulla è mai stato prima, né dopo, né sotto o sopra o accanto, ma tu eri sempre ovunque, nella sapienza di cosa serva, nello scopo che credi di conoscere, per una destinazione che credi di poter decidere, secondo metodi che altri ti hanno detto necessari. Allora, in questo indebolimento, ti impegni ad applicarti ancora di più . Abbandona tutto. Sii nuda davanti all’anima. Caduta la mente tutta. La sua gioia e fede è ben più potente delle tecniche. Ma serve che abbandoni tutto, interiormente. Che ti tuffi senza la corda del praticante di questo o quello . Allora a un certo momento è come se un mantello cadesse a terra e ogni cosa si accende, a perdita d’occhio. L’io è sempre una fuga, anche se pensa a dio . Deve accettare perché è sempre nella propria stessa minaccia, la sua natura è uno stato tensivo , anche se non ne siamo consapevoli, perché l’io stesso è il controllo di non perdere l’io, uno stato di protagonismo, di presa in carico e di necessità, come non sapesse accorgersi che la Vita vive di suo e che in tutto questo tempo ha atteso di essere ascoltata completamente, senza riserve, senza interposizioni, in una sacralità che vibra incessante, quando il rumore dell’io è smesso: non per un attimo, per un giorno, ma come disposizione. La pace dell’ego, la pace stessa dell’ego, perfino questa, è la tensione di difenderla, direzionarla e gestirla. L’io è, infine, sempre una forma di pretesa, ha sempre un filo che lo lega a sé stesso , è una specie di campo base cui incessantemente si ritorna, un elastico che non sa lasciarsi, che non permette mai, infine, di annegare nel reale in una gioia che è senza sbavature, quando la sua centralità è smessa. Be naked. Maddalena
L’io è, infine, sempre una forma di pretesa, ha sempre un filo che lo lega a sé stesso