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La crisi

Inadeguatezza, sfiducia, sono solo aspetti, scuse che aprono al vero scatenatore della crisi: l’inesistenza dell’io psicologico

La crisi, quando si presenta, ha sempre una scusa: può essere esterna (di queste parlano tutti: per esempio un lutto, un licenziamento e così via) ma può essere anche interna.


Di queste “scuse” non parla nessuno: interna vuol dire che mi sento delusa, fallita, non adeguata, non amata, e così via.

Tutti aggiustano questi aspetti perché nessuno questiona se siano il problema o se siano, al pari degli eventi esterni, solo dei “grilletti”, delle scuse che aprono al vero scatenatore della crisi: l’inesistenza dell’io psicologico.

La crisi è la crisi di essere io: non io sbagliata, fallita, non amata. Io.

Significa che qualcosa in me spinge per risvegliarmi dall’illusione dell’io psicologico, dall’uso improprio della mente deposta a creare l’identità. E per mente intendo anche le emozioni e i vissuti ad essa connessa.


La crisi è l’opportunità di aprirci oltre ogni identità


Ci sarà un pacco di roba da guarire, ma non sarà chi sono davvero: ciò che risale, le ferite, così come la scusa “sono inadeguata”, è ciò che ha dato adito alla necessità di un io psicologico. Possiamo guarire tali ferite, ma se non questioniamo la difesa che ne abbiamo fatto, allora la crisi tornerà. Se saremo accorti, faremo un passo in più. Se non lo saremo, continueremo ad aggiustare “parti di noi” e a perdere l’occasione del salto.


E quando saremo arresi all’evidenza che l’io mentale non è un’entità, la crisi tornerà lo stesso. Ma come? Sarà un reflusso, perché per decenni nella nostra mente e per millenni sul pianeta, ci hanno insegnato e abituati a essere un io psicologico o al massimo emotivo. Comunque un io storico e corporeo.


Be naked. Enquire. Experience. Fix less, surrender.

Maddalena


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