Quanto a doer o non doer, i mistici sanno bene che la devozione è una grazia e non qualcosa che si produce. Essa è la lama di Dio: ricordo di aver letto di una santa che illustrava quanto la preghiera volontaria lasci riarsi, mentre quella ispirata (che lei chiama “passiva”) è dio stesso. Questo per dire, ancora, che forse non si può stare a metà tra doer e non doer: i mistici lasciano la volontà, e io stessa ho visto mille volte come ogni nostro intervento opacizzi la purezza del divino e la ostacoli. Nondimeno Ramana stesso, per quanto promotore della self enquiry, parla di resa come abbandono di ogni preoccupazione e, ancora di più, dice di abbandonare una volta per tutte l’illusione di essere doer, dice “Falla finita” e che “the doer is the sufferer”.
Dunque non faccio nulla? Ramana consiglierebbe: “Da dove sorge questa domanda?” e riporterebbe il pensiero alla Fonte. Anandamayi Ma direbbe che solo il Self è artefice di tutto. Robert Adams osserva: “Cerca prima chi sei, poi dimmi se resta qualcosa da fare o cambiare nella tua vita”. Gesù disse: “Cercate prima il Regno di Dio”.
Via via enquiry, misticismo, resa, morte dell’illusione di essere protagonisti, vanno confluendo. Nel Silenzio. Solenne.
I mistici, alla faccia di tanta spiritualità in cui ogni altra occupazione rimane davanti e prioritaria, dalle ferite al corpo al maneggiare questo o quel potere, lo sapevano da sempre. Esiste una sola sete. Una sola. Pian piano ci si arrende a questa evidenza. E la vita si semplifica. Meditare diventa l’occupazione-non occupazione di gran lunga prioritaria.
Il cielo e la terra si capovolgono.
Il mattino, seduta a meditare, quando i figli sono usciti per la scuola e il coniglio torna nella sua gabbia o nei suoi giri in salotto dopo mille coccole della mia terza figlia, è il momento più solenne.
Ciò che avevi visto, che mille volte hai esperito: che l’umiltà preannuncia la grazia e non l’hai prodotta ma ne era premessa, era il profumo stesso del suo respiro e non del tuo, che il corpo vive mosso da, che qualcosa regge tutto in un silenzio nel quale lasciarci credere che “sono io che”, o l’indicibile purezza della coscienza laddove non offuscata dalla nostra pretesa o volontà... tutto ciò che avevi visto diventa maggioritario. La resistenza si rivela come tale. Si riduce come un punto contratto in un’evidenza senza forma. Ogni “ma” non tiene più. Va bene, dici in ginocchio: non puoi più trattenere ciò che Chiama.
Va bene: sia fatta la tua volontà. E il tuo sapere che essa è migliore, infinitamente migliore, riposa in essa ogni residuo della mente.
Maddalena
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