Dunque tutto: ricerca, dover raggiungere, scopo, significati, impegno, dovere, creare, guarire, evolvere, cambiare, essere responsabili, essere protagonisti, decidere, sapere, e perfino la consapevolezza... tutto questo è ego al comando. In questa disposizione non si è disposti a lasciare l’identità e la necessità di un’identità. Si rimane dunque nel “cercatore”.
Quando si lascia emergere lo spirito e si rimane radicati nel corpo in modo del tutto impersonale, non si possiede nulla, è lo spirito a possedere questo corpo e la mente che ci dà l’io illusorio.
Se si resta nell’ascolto puro e si lascia depositare tutto, via via l’anima emerge, sempre di più. Finché è talmente sottopelle che basta ascoltare il corpo, guardare un oggetto, essere un vuoto cavo, ancorato a ciò che i sensi portano, senza alcun concetto: e il concerto accade. Ma se appena intervengo col cercare, col prefigurare, col nome delle cose, con il volere, in altre parole se mi pongo da protagonista, allora il protagonista sta davanti al reale, e lo offusca.
Non so dirvi come giungo a questa realizzazione. Ma ho sempre visto che cercare mi allontanava da ciò che, dentro, sgorgava con una limpidezza senza verbo.
Quando ho cominciato ad arrendermi a questa forza, tanto da non volerne fare nulla, da comprendere che ogni cosa può accadere in essa, senza che io voglia salvare nulla di me, sono caduta in una dimensione pura. Oltre le cose del mondo, qui e non qui.
Be naked, fall.
Maddalena
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