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Sei l'Universo, non i pianeti

Aggiornamento: 16 gen 2022

Perché dico che si tratta sempre di togliere? Perché la mente chiede, immagina, proietta, supplica, e pretende soluzione. E invece

la verità è un vuoto infinito in cui tutto questo è minimo e ci inganniamo sia massimo,

sia tutto, sia da fare e disfare, e così ci complichiamo indicibilmente. Il massimo è quando siamo così catturati che davvero crediamo che quei punti siano mondi interi e non ci è possibile disobbedire. Riappropriati percettivamente del vuoto fermo e senza confini che ti vive. Stai. Stai anche se ti viene da piangere perché un pensiero ha già creato un pianeta dolore. Stai anche se di là ti aspetta il giorno, i figli, le cose che non riuscivi a portare a termine, mille memorandum della tua inconcludenza. Stai anche se schiamazza un sabato sera, il vicino che taglia l’erba, il cellulare con gli ultimi whatsapp perché l’hai dimenticato acceso e questo fermo non era previsto.

Stai. Nell’imprevisto eterno. Muto. E infinito. Prima sarà una fuga. Poi sarà un dolore. Poi una speranza. Ma tu stai.

Perché momento dopo momento, ascoltando solo il silenzio senza immaginare nulla, senza agganciare niente, il silenzio smetterà il rifugio, la scusa, l’illusione di aver risolto tutto, la sensazione di disobbedire a ciò che senti. E si invertiranno le parti: sarai il silenzio, l’Universo, in cui si agitano tutti i tuoi irrinunciabili pianeti. E forse, volta dopo volta, comincerai a sospettare che essi non siano così grandi, irrinunciabili. E che non siano “te”.


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