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Corpo-mente

La natura delle cose è profondamente impersonale. Possiamo ascoltare la personalità rimasta nel corpo, ma il senso è proprio di superarla, e non di essere un io che ascolta il corpo, una psiche che lo abita


Si parla spesso di allineare il corpo e la mente perché si crede alla mente come a un'entità reale. Ma finché non si questiona cosa sia questa mente, e finché essa è un io psicologico, per quanto la "portiamo" nel corpo non faremo che incarnare un'identità fasulla.


Si parla tanto del corpo-mente, riappropriarsi del corpo: ma spesso è la mente che se ne appropria. Molti corsi sono per essere una persona illusoria che si relaziona al corpo. Nulla hanno a che fare con la coscienza. Così perfino il corpo è diventato dominio della mente. Stiamo solo rigirando le cose.

L'allineamento non può che partire dalla verità, che è coscienza, non psiche.

Il senso di esplorare il corpo, o di usarlo in modo nuovo, deve essere di trascendere la psicologia, di dissolverla, di conoscere. Allora il corpo diventa un mezzo per la verità, e non un altro motivo di strumentalizzazione psicologica identitaria.

Quando fate un’ora di breathwork olotropico, e in capo a quella sessione di possibili esperienze transpersonali, mistiche, psichedeliche, spirituali, cosmiche, vi abbracciate e ringraziate “voi stessi”, vi dite “mi amo”, avete reintrodotto la psiche che con sessanta minuti di respirazione circolare avevate estromesso: ditemi la necessità.


Quando dopo un’ora di meditazione in cui morite a voi stessi e vi sperimentate al netto della psiche e dell’individualità vi alzate e riprendete la vostra identità, avete inficiato tutto. Oppure quando meditando imparate a non agganciare il pensiero e poi uscite sereni sentendo “sono capace di non agganciare il pensiero”, questo è ancora un pensiero.


Quando per due ore lavorate sul corpo, lo ascoltate e la mente finalmente non interferisce, state sperimentando il corpo come coscienza, lo state ascoltando per la prima volta: senza attribuzioni, senza storia, senza possesso personale. È la prima volta che lo incontrate. Se alla fine di questo lavoro vi abbracciate, vi ringraziate, vi dite “mi voglio bene” e vi coccolate, ecco rientrare la psiche: ancora una volta non avete resistito a che, sull’ultimo, essa abbia l’ultima parola, la vidimazione finale con cui l’ego sancisca “esisto ancora, tutto passa attraverso di me”. Questa è la psiche, il falso io, che esulta per le belle cose esperite.


Quando si parla di integrare la mente e il corpo andrebbe prima di tutto osservato cosa sia questa mente: una cosa è integrare cervello e corpo, altro è la psicologia, essa non c’entra nulla, essa è già nel corpo. Riportare la mente nel corpo vuol dire in effetti solamente smettere la mente, tornare al corpo nudo: non sono “io” che torno al corpo, è il corpo che torna presente nella coscienza perché la mente smette il suo vagabondaggio oppure ho rinunciato all’io psicologico. Uso il corpo per ancorare la mente alla materia. Vivo il corpo. Sento il corpo. Non è la mente, la persona, che sente il corpo. Se il sentire è reale, l’io psicologico non ha nulla a che fare.


Be naked.

Maddalena

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