Il dio interiore è nella profondità dell'istante, in ciò che incontri
La tensione interiore verso Dio sradica dal qui e ora e pone nel dinamismo: in verità lo "spreco", lo sfondamento delle dinamiche egoiche nell'azione senza scopo, l'assoluto come è stato con S., cioè uno sprofondare in "perla cristallina" nel cavo del momento, la resa totale, è esattamente il rendersi al dio interiore, alla gioia dell'istante. Va nella stessa direzione, non è altro, che sembra sperpero rispetto all'anelito.
È il modo in cui l'anelito e il divino si incarnano e radicano nella forma.
Non ha nessun senso arrendersi al dio interiore smettendo di porlo fuori e poi considerare le attività come disturbo: stai ancora separando. Dio fa te in ogni istante, in ciò che si presenta. E la gioia è già qui. Questo è radicarsi.
Il dio interiore è nella profondità dell'istante, in ciò che incontri. Il karma yoga, azione senza scopo, non è separato dal bhakti yoga, e in ogni istante non c'è scopo se non arrendersi al divino e celebrarlo in ciò che è.
Ecco perché serve sciogliere la morsa dell'arrivismo, dell'evoluzione, dello scopo e della ricerca. Ogni tentativo e tensione di questo tipo è rimandare l'incontro, la possibilità, la grazia.
Quando cambierete occhi, smetterete di separarvi. Di separare adesso da dopo, il bene dal male, l'io dall'altro, il dentro dal fuori, ciò che è da ciò che dovrebbe essere. Dio da voi.
Be naked, stop duality,
Maddalena
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