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L'inevitabilità del dubbio



Ci sono in me enorme saggezza ed intelligenza, non mie: non è raro che a fronte di piccoli commenti o post che faccio con onestà e chiarezza, mi arrivino ringraziamenti personali in cui si dice che le mie parole sono bellissime, chiare, e portatrici di meraviglia. Talvolta vediamo la nostra luce attraverso il prossimo.


Chi mi ascolta dal vivo o per telefono riporta che la fede e la "semplificazione" che do sono una benedizione. Mi avvedo che ciò che porto va portato a questa mente per prima, spesso complessa.


Da dove viene questa capacità di ammorbidire? Proprio dalla Fede come appartenenza animica all’amore e alla gioia:


qualcosa in me SA che non c’è da aver paura. Mai. Che non puoi cadere fuori dall’amore, che nasciamo dall’amore non dall’uomo, che l’uomo ha paura ma noi no perché l’uomo non è chi siamo. Che perfino l’umano può essere sentito completamente perché esso accade nella coscienza senza opposti né paure. Che ciò che è nascosto è solo un amore trattenuto, che si crede separato.


Che la responsabilità non esiste davvero perché l’anima sa cosa fare, la coscienza è una e risponde a sé stessa, e perché infine tutto è dio, di dio, in dio, è dio che agisce in noi, e a questa consapevolezza si giunge proprio lasciando la responsabilità personale. Non esiste una responsabilità non personale, perché oltre la persona c’è l’anima, la quale sa rispondere senza concetto di responsabilità e senza concetto alcuno, in complanarità con la vita.


Sa che il potere maggiore si ha rinunciando al proprio, così come la gioia, la compassione, la cura, la dolcezza, l’amore e perfino la consapevolezza, sono ciò che è, quando smettiamo di esserci, di essere protagonisti, e che solo il protagonista cerca di agirli e azionare ciò che è già possibile e presente, cerca di replicare, di agganciare ciò che siamo già. Sa che lo sforzo va diminuito, non aumentato, che si tratta di uno sforzo al permettere, non all’azione.

C’è un piano del fare terreno e funzionale, esso può essere pieno di sforzi fisici o mentali, ma chi siamo è senza sforzo perché chi siamo conosce l’amore.

Sa che la via è farsi da parte.


C’è qualcosa in me che è ponte tra il vero e l’umano, tra il cielo e la terra, il divino e il materico, e passa saggezze e usa l’intelligenza per muoversi con disinvoltura come in un cono di luce che arriva da sopra e da dentro. Quella fluidità che vedi in certe ballerine, che pare naturalezza senza sforzo, o in certe cantanti la cui voce si posa qui e lì senza fatica, disegnando liberamente le vibrazioni: io ce l’ho in queste saggezze, quando si attiva il cuore insieme all’intelligenza, e accadono chiarezze, comprensioni, ed esse riportano unità perché le comprensioni riportano alla Comprensione maiuscola.


È un ballo in cui cuore e testa sono in sinergia, e la parola diventa potente veicolo del Mistero. Spero via via di usarla in modo sempre meno concettuale, ma se sono utile anche in questo modo illustrativo, va bene.


C’è qualcosa in me che SA che non si può mai cadere, che non c’è fondo e non c’è morte e non c’è pericolo, infine, alcuno, nemmeno al fondo delle esperienze che umanamente sono difficili. C’è qualcosa in me che SA che se guardi dall’umano vedi dal basso e sarà troppo difficile. Se guardi dall’umano verso dio, sarà ancora difficile perché sarai separato e solo in terra. Se guardi dall’umano con dentro dio come in un tabernacolo, anche lì sarà difficile perché ti sentirai portatore di qualcosa di troppo grande, che non sai reggere. Invece, se lasci che l’umano sia un accadimento nel silenzio che sei, che non ha confini, in quel sentire che arriva dal senza tempo e nel senza tempo si perde,

allora dio è qualcosa in cui nuoti, e il dio che è in te è qualcosa che ti compie.

Riconosco che ogni sofferenza è infine il dubbio, la paura del potere, l’io che rimasto ancora commenta e teme e si confronta con gli altri, spesso non osa credere che la via sia lasciare (la colpa, il dovere, la responsabilità) e permettere, “ricordare” intimamente che stiamo giocando all’amore, e chi gioca è amore, è il gioco di dio, per quanto ci paia mostruoso in alcune apparenze: l’io per primo prova colpa, ossia io-anima porto cose che io-ego per prima devo accogliere e accettare. Riconosco che i tempi sono necessari, la pazienza è necessaria, la compassione è necessaria.


E tutto questo accade in uno spazio senza necessità.


Be naked, allow.

Maddalena

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