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Immagine del redattoreBhakti Maddalena

Vivere per vivere

C’è una semplicità, intrinseca al vivere.

È quella che trovate nei bambini. O in quei vecchi che non si lamentano ma naturalmente spendono il giorno in piccole cose.

È quella del fiore che cresce muto.

Del prato che si stira sotto il vento.

Delle mattine che non dimenticano di diventare luce.

Delle notti che dispiegano le loro vele scure.

C’è una semplicità al vivere. Che è il vivere stesso.

Vivere per vivere. Vivere senza scopo.

Se guardate i bambini nel prato, giocano con niente. Una spiga, un trifoglio. Ti chiedi come impieghino ore per così poco. Perché gli adulti si stufano a giocare coi piccoli?


Un adulto non fa nulla per niente. Si alza per lavorare, lavora per guadagnare. Guadagna per svagarsi. Si svaga per poter tornare a lavorare.

Fa figli per avere amore. Per dare uomini al futuro.

Gioca per vincere o almeno per partecipare. Mangia per nutrirsi e per piacere. Fa sport per tenersi in forma. Va in vacanza per divertirsi. Siede su uno sdraio per leggere un libro. Sta al sole per abbronzarsi.

Perfino quando non fa niente, lo fa per riposarsi.


Eppure nulla di questo è richiesto, dalla Vita che siamo.

Chi richiede uno scopo, e cose da fare, e da risolvere, è solo la mente. La mente dopo un po’ si stufa, se non ha nulla di cui occuparsi, perché è abituata a non stare ferma.

Un grande Maestro ha detto: “Quando dormi sei il vero Sé. Poi ti alzi, e come arriva il pensiero “io” ti perdi. L’ego va a lavorare, va a fare cose. E il vero te è rimasto a dormire”.


Correlato: Shunyamurti, "Allow the Tao to Do All Now".

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