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Il significato è la causa dell’illusione

Aggiornamento: 25 nov 2021

Togli il noto, l’opinione ma anche l’ovvietà, l’appartenenza, il “mio”, e toglierai tutta la carica personale. Cioè l’ego. Se insieme a questo lasci i pensieri e sei testimone dei gesti, sei già nel Sé

Ci sono due ordini di significati che la mente attribuisce a tutto per puro automatismo: quello del noto e quello contingente. Per esempio il mio corpo è ovvio, è il solito. Ma se mi rompo un braccio sovrappongo a questo sentimento di ovvietà il commento (in forma verbale o emotiva) sull’handicap.

Mentre siamo occupati in questo esercizio mentale, che è appunto un esercizio – non necessario e autoinflitto – la Vita vive. Noi, viviamo. Chi siamo, vive.

Assisti allo spettacolo della tua forma. Per esempio cantando, assisti alla tua voce. Osserva la mano che compie azioni. Togliere possesso e significato (insomma identificazione) cambia tutto.

La contrazione è data dal significato.


Ho fatto un esperimento: guardare la mia mano ferma, senza alcun gesto. All'impatto è la mia mano ma poi smette di essere la solita mano (persona), e diventa una mano mai vista, depersonalizzata nel senso buono, è per me, ma per me coscienza, e così tutto il corpo.

Esiste qualcosa che sperimenta ogni cosa, oltre il pensiero.


Con corpo, familiari ma anche con luoghi noti, con casa, il nodo è il significato, che è ciò che lega al tempo, alla persona, al pensiero ed emozione. È ciò che, per l'ego, costituisce la relazione: la storia di significati, il cementarsi degli stessi. Con te, con l'altro, con le cose.

Senza significati la Vita è Vita.

Se non c'è in mezzo una paura, è infinite volte più intensa.

Ma serve maturità e allenamento per togliere significati, per sospenderli: l'ego non allenato andrebbe in panico. L'emozione, l'opinione e la relazione di mutuo possesso sono talmente radicati che "provarsi" fuori di essi è un precipizio. A meno che il Risveglio non ti abbia già costretta a questo salto, con o senza una dose di panico. Allora hai imparato sulla tua pelle che c'è vita oltre l'io. Che la vera paura è l'io, non il salto oltre.


E così stasera al ritorno da un mese di vacanze sto nel qui e ora assoluto, profondo, non mentale, e non appena arrivo alla ultra ovvia porta di casa, per la prima volta, decido di continuare a non pensare, non commentare, non assegnare significato, non riconoscere che è casa mia, non metterci nulla. Apro, entro, e faccio un gesto dopo l'altro, dopo l'altro. Un gesto alla volta.


Ogni volta che ti sfili dal riconoscere, puoi fare un'esperienza fresca, impersonale, Reale e libera. Dal Sé. Puoi aprire la porta di casa, rientrando, aprendo la porta. C'è solo il gesto. Se vuoi, sei testimone del gesto. Sembra meccanico, ma questo è solo il commento mentale abituato a condire tutto.

Non è meccanico: è la Vita, reale, senza filtri. Ed è liberatorio in modo inimmaginabile.

Si può vivere senza il significato che aggiungiamo. C'è un valore intrinseco al vivere che la coscienza conosce e riconosce. Un ritrovare la Vita e, dunque, sé stessa. In ogni gesto che la mente teme scarno perché ha paura del salto.

Ricorda non solo che non servono progetti e che essere “sciolta” nella Vita è più appagante, ma che il silenzio nei gesti è sempre disponibile, e se anche non immediatamente nutriente è molto efficace. La vita si spalanca oltre il pensiero, come una madre infinita. Allora succhi il suo amore che scorre, sopra ogni dualità, ogni rumore che non c'è più. Nessuna madre allatta dalla testa. Allora il torace diventa un santuario. Poco a poco. Oppure improvvisamente.

E in quel fremito in cui ti curi di tutto da un amore di chi che attraversa ciò che chiamavi "io" trovi la realizzazione che nessun progetto o talento può dare.


È questo, il vero significato che cerchi.

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