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L'unica preoccupazione


Oggi dopo pranzo guardo un bicchiere e scelgo di lasciare tutto, di darmi il permesso di vedere il bicchiere. Il direct è sempre la via del decondizionamento anche dallo sforzo. Lo “stato naturale” di Krishnamurti, per quanto non mistico come alcuni vorrebbero, è quello di guardare - il bicchiere in questo caso - come non esistesse altro e mi ha riportata a una vecchia immaginetta che avevo, un pulcino in palmo a una mano di uomo e la scritta “Dio si cura di te come se fossi la sua unica preoccupazione”.


Allora vedo, prendo, lavo il bicchiere come se non avessi alcuna altra preoccupazione e niente in sospeso. Non sono madre, donna, adulta, nullafacente, in processo spirituale, in attesa, felice, non felice: c’è solamente il bicchiere.

Non è forse una attenzione che somiglia a quella di dio?

Non esistendo felicità maggiore in sé stessi che la rinuncia a sé stessi, il bicchiere diventa assoluto. Quale dio devo dunque cercare, pensare, pregare, in questo momento?

Quale sforzo devo fare per accudire un bicchiere e lavarlo con amorevolezza nel momento in cui esso è visto come l’unica cosa esistente in un istante unico?

Non minimizzerei questo tipo di Presenza, che non è assenza di pensiero ma assenza di mentale. Se lavo il bicchiere in silenzio pregando e amando volitivamente, sto agendo qualcosa che è molto più forte, autentico, spontaneo e limpido quando semplicemente permesso dalla sua naturalità. Questa è anche l’essenza del tantrismo, e qui torniamo alla Fede: fede che la natura delle cose ha una capacità di amore intrinseco e di ordine delle cose, di autoguarigione, di autoevoluzione. E di amore.

Io non ho rifiutato di amare volitivamente dall’io: ho solo compreso che serviva permettere al divino e alla naturalità di essere senza di me, quale che fosse la profondità della presenza. La quale è sempre una assenza di me.

Be naked,

Maddalena

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