top of page

Non conoscere è vivere

Aggiornamento: 14 ott 2022

Se si smette la mente ci si accorge che il “chissà perché”, l’ “è capitato”, “sentivo che”, “risuona, mi ispira”, sono la coscienza che vive. Il resto è disturbo, è la necessaria interferenza della mente nel gioco stesso, ma è di fatto disturbo. Ogni decisione è di fatto sporca. Poi procediamo perché l’intelligenza del Tutto impedisce all’errore o all’imprecisione di restare inesatta, la “esattizza”, ma di fatto ogni decisione analitica volitiva è un uso improprio della mente.



Mi accorgo anche di quanti compromessi facciamo di continuo. La consapevolezza nella scelta è ancora poco, perché è il modo in cui ancora la mente interroga sé stessa o il cuore. La presenza, cioè l’assenza di mente, è ciò che fa la differenza.

Per assenza di mente intendo l’ascolto senza un sentimento di sé, del tutto nudo e non inquinato, assoluto, senza conoscere, da sconosciuti a sé stessi: questo è l’ascolto. Ma noi ci ascoltiamo sempre da conosciuti a noi stessi: questo significa che, per quanto evoluti, ci consideriamo amici di noi stessi, piccoli uomini, invece che la coscienza immensa.

IL VERO ASCOLTO è SEMPRE DA SCONOSCIUTI a sé stessi (ma anche agli altri, a ciò che si presenta).

E così eccomi tornare a ri-scoprire rinuncia, resa, non scopo, e non conoscere. Tutti aspetti del no self e del purging void. Ma anche dell’adesso eterno. Senza preoccupazione, senza conoscere, senza tempo, senza me.


Osservo allora anche che il volersi bene, l’essere amici di sé stessi, è un bluff perché legato alle idee, al pari di quando nel rapporto con l’amato o il figlio o l’amica noi siamo già dentro il rapporto formato dai lignaggi, dalle stringhe di pensieri, idee e memorie, cioè dal linguaggio mentale sovrapposto a ciò che è. Ma chi ha bisogno di sapere queste cose è la mente, chi ha bisogno di conoscere è la mente. Il cuore ama senza significati aggiuntivi, senza identificarsi nelle caratterizzazioni. Questa, è la purezza.

Il volersi bene personale è sempre legato a dei riferimenti e al considerare ognuno di questi “mio”. L’amore animico ne è privo: è amore di per sé, ingiustificato e senza qualifiche.

Conoscere personalmente, e l’intimità che deriva dallo scambio e condivisione di sentimenti ed esperienze, è umanità (cuore emotivo), ma il tuffo nel non conoscere è il divino (cuore spirituale).
In questo si sperimenta totale assenza di paura, non come sua cessazione ma come non esistente. E una totale, limpida aderenza a ciò che è, senza che sia agita accettazione volontaria alcuna.
Solo nella non conoscenza abbiamo posto per il reale, perché allora non c’è l’idea della vita: c’è la vita. Non c’è l’idea dell’amore, c’è l’amore.

Vi lascio con un eccezionale Krishnamurti:

“Quando la mente è occupata è inutile. Una mente occupata non è solo inutile ma non ha vitalità.”


Be naked.

Maddalena


bottom of page